Cerchiamo di svelare il mistero e la grandezza delle parole sopra citate e del titolo “Patto di luce”, la magnifica leggenda che si svolse nella spianata naturale dove, in età arcaica, tra scosse telluriche e movimenti terracquei, sorse il Lago di Piediluco (Terni).
Tracce reali di questo racconto leggendario si ritrovano nei reperti archeologici della zona accanto alla Cascata delle Marmore.
Piediluco significa ai piedi del bosco sacro, ma anche, dal latino, pedes lucis, piedi di luce, riferendosi ad un’immagine popolare, appartenente alla tradizione orale, con cui l’antica gente iniziò a chiamare il lago.
L’immagine è quella di angeli, potenze o esseri celesti luminosi che, in una notte di tanto tempo fa, discesero dall’alto mostrando all’antico popolo con gli occhi rivolti al cielo i loro “piedi di luce” prima di toccare il suolo.
Le musiche di questo spettacolo sono coinvolgenti, forti, tenere e violente come la cascata della natura che travolge e trascina con sé ogni residuo.
Le danze, i canti, a volte dal colore lirico, risuonano nella natura come la voce della Pastorella, che, come in un’eco, rimbalza da una cima all’altra delle montagne fino a liberarsi nello spazio e a spegnersi all’udito umano per essere invece raccolta dall’udito di ben altre entità che, da un’altra dimensione, odono e ammirano le nostre spinte verso la Verità e l’Assoluto.