La voce fuori campo di Carlo Tedeschi durante lo spettacolo interviene per raccontare la trama attraverso i brani di uno scritto del suo maestro Leo Amici*.

All’inizio di una delle scene più significative e caratterizzanti, si sente riecheggiare:

«Ecco, qui, in una capanna fatta di ginestra, ci fu l’incontro più smisurato e travolgente che l’eternità vissuta ricordi».

NOTE DELL' AUTORE

Cerchiamo di svelare il mistero e la grandezza delle parole sopra citate e del titolo “Patto di luce”, la magnifica leggenda che si svolse nella spianata naturale dove, in età arcaica, tra scosse telluriche e movimenti terracquei, sorse il Lago di Piediluco (Terni).

Tracce reali di questo racconto leggendario si ritrovano nei reperti archeologici della zona accanto alla Cascata delle Marmore.

Piediluco significa ai piedi del bosco sacro, ma anche, dal latino, pedes lucis, piedi di luce, riferendosi ad un’immagine popolare, appartenente alla tradizione orale, con cui l’antica gente iniziò a chiamare il lago.

L’immagine è quella di angeli, potenze o esseri celesti luminosi che, in una notte di tanto tempo fa, discesero dall’alto mostrando all’antico popolo con gli occhi rivolti al cielo i loro “piedi di luce” prima di toccare il suolo.

Le musiche di questo spettacolo sono coinvolgenti, forti, tenere e violente come la cascata della natura che travolge e trascina con sé ogni residuo.

Le danze, i canti, a volte dal colore lirico, risuonano nella natura come la voce della Pastorella, che, come in un’eco, rimbalza da una cima all’altra delle montagne fino a liberarsi nello spazio e a spegnersi all’udito umano per essere invece raccolta dall’udito di ben altre entità che, da un’altra dimensione, odono e ammirano le nostre spinte verso la Verità e l’Assoluto.

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Ecco perché Patto di Luce è una “magnifica leggenda” nella quale ho riversato la mia fantasia, il mio sapere, la mia poesia, la mia arte, che ritengo essere semplicemente doni che, spesso inadeguatamente, ho accolto, sviluppato ed espresso, anche con sacrificio, pur di poterli condividere e donare.

Una magnifica leggenda in cui ho rappresentato, attraverso il personaggio dello Sciamano, la personalità del mio maestro d’arte e di vita Leo Amici, scomparso nel 1986, e la personale “magnifica leggenda” della sua vita e delle sue parole.

Oltre a lui, ho voluto mettere in scena anche la personalità della dolce e forte figura di Maria Di Gregorio (scomparsa nel 2002), determinante nella sua vita e nella mia, cui mi sono ispirato per il personaggio della Pastorella.

*Leo Amici, (Allumiere 7.10.23 – Lago di Monte Colombo 16.4.86), uomo semplice ma colto di sapienza, saggezza e amore verso il prossimo, per primo raccontò la magnifica leggenda del Lago di Piediluco che traspose in uno scritto.

Progettò e pose le fondamenta nell’entroterra di Rimini dell’ultima realizzazione della sua vita: un insieme di strutture edificate sulle rive di un piccolo lago naturale denominato Lago di Monte Colombo che, fondato sui valori della pace, dell’amore e della fratellanza, che lui definì poeticamente “Piccolo paese fuori dal mondo”.